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sabato 13 dicembre 2014

Economia Politica 2° - Nel mondo occidentale dal 1940 al 1950

Gli argomenti trattati in questo video
Per progettare il futuro, oltre a comprendere i moventi in gioco nel presente, è determinante avere la coscienza dei motivi che lo hanno determinato.

In questa parte si analizza la situazione internazionale dalla conclusione della seconda guerra mondiale agli anni '60: la linea di pensiero di John Maynard Keynes, applicata negli accordi di Bretton Woods, l'avvento di Harry S. Truman alla presidenza USA, il Bipolarismo USA - URSS e le sue conseguenze nell'assetto economico-militare globale, NATO e patto di Varsavia, la progressiva decolonizzazione dell'Europa sul resto del mondo fino agli anni '60 e i continui conflitti locali accesi dagli USA per ottenere il controllo globale.

Per il VIDEO Economia Politica 2° - Gli accordi di Bretton Woods, il bipolarismo USA-URSS, il piano Marshal, direttamente su You Tube, clicca QUI


Allego la trascrizione della lezione-video tenuta dal docente di Storia contemporanea, Prof. Francesco Barbagallo, dell'università Federico II di Napoli

15ª lezione, l'egemonia degli Stati Uniti e il mondo bipolare. I temi trattati in questa lezione sono:
- La definizione delle sfere di influenza,
- Verso il bipolarismo USA-URS: le origini della guerra fredda
- L'egemonia economica e politica degli Stati Uniti 
- L'escalation della tensione tra i due blocchi
- La decolonizzazione

Nella conferenza dei tre capi alleati a Tehran alla fine del '43, si pongono le premesse per l'assetto politico dell'Europa e del mondo dopo la guerra che si prevede ormai vittoriosa. La divisione dell'Europa in due aree, controllate rispettivamente dalla Gran Bretagna e dall'Unione Sovietica, è parte del progetto di riassetto mondiale, definito dal presidente Roosevelt 'dei quattro poliziotti', 'for Policeman' in inglese, che affidava agli Stati Uniti e alla Cina il mantenimento dell'ordine in Asia e alla Gran Bretagna e all'Unione Sovietica il controllo dell'ordine in Europa.

Sia Churchill che Stalin pensavano piuttosto al ripristino della tradizionale politica di equilibrio tra le potenze europee ma Roosevelt tenne fermo il suo progetto di divisione del mondo tra le quattro potenze, per mantenervi la pace una volta distrutta dalle fondamenta la Germania.

Le ragioni essenziali di un progetto che contrastava radicalmente con l'ispirazione democratica Wilsoniana, del presidente Roosevelt, si possono ricavare da un lato nell'intenzione di provocare un definitivo indebolimento dell'Europa, dall'altro nell'isolamento, nell'isolazionismo che era sempre molto diffuso nei comandi militari, nel congresso, tra l'opinione pubblica degli Stati Uniti d'America: isolazionismo che portava alla convinzione che gli Stati Uniti avrebbero dovuto lasciare rapidamente, finita la guerra, il suolo europeo. Non va dimenticato che negli anni di guerra era prevalente tra gli americani la convinzione che la Gran Bretagna fosse pur sempre la maggiore potenza coloniale, delle cui mire imperialistiche bisognava comunque diffidare

 Sull'altro versante, l'Unione Sovietica era ancora l'alleato che stava pagando un prezzo pesantissimo nella guerra e al quale alleato andava perciò attribuita la parte che gli spettava nel nuovo assetto del mondo.

Del resto la prospettiva politica di Roosevelt prevedeva la continuazione della collaborazione tra gli alleati dopo aver vinto la guerra, per assicurare la pace. 

Nel febbraio 1945 si svolge l'incontro tra Churchill Roosevelt e Stalin a Yalta, in Crimea, che sancisce la già definita divisione del mondo e dell'Europa in sfere di influenza.

Ad aprile, pochi giorni prima della resa della Germania, muore Roosevelt, che era stato il principale artefice di un progetto di riassetto mondiale basato sull'accordo tra i vincitori in una prospettiva di supremazia economica e politica degli Stati Uniti d'America, fondata sulla potenza economica e finanziaria e su quello che era allora il monopolio americano della bomba atomica.

(Sofferente per la lunga tensione di tre anni e mezzo di guerra e debilitato dalla poliomielite, o c'è chi sostiene dalla sindrome di Guillain-Barré, in cui il sistema immunitario del paziente attacca il proprio sistema nervoso periferico, nonché dall'eccessivo fumo di sigarette, da insufficienza cardiaca e da altri malanni, Roosevelt morì per un'emorragia cerebrale mentre era in vacanza a Warm Springs, in Georgia, il 12 aprile 1945, all'età di 63 anni. Harry S. Truman, che era in carica da solo 82 giorni come vicepresidente, giurò quel giorno stesso come suo successore.)

Le ragioni dell'alleanza anti-nazista tra le grandi potenze vengono meno dopo la distruzione militare e politica della Germania nazista. 


Rapidamente appaiono i reali connotati dei nuovi equilibri tra le maggiori potenze. 

 La Gran Bretagna, l'impero britannico, non ha più le risorse finanziarie e dopo l'ascesa al potere dei laburisti, nell'estate del '45, subito dopo la fine della guerra, la Gran Bretagna non ha più nemmeno la volontà politica di privilegiare gli obblighi di potenza imperiale nel mondo rispetto ai progetti di rinnovamento sociale all'interno della Gran Bretagna, che puntano alla realizzazione di un welfare-state di uno stato e di una società del benessere in Inghilterra, secondo le direttrici che vengono indicate nel piano preparato da Lord Beverich.

L'Unione Sovietica, che ha contribuito alla sconfitta del nazismo con oltre 20 milioni di morti, costruisce invece rapidamente la sua area di influenza militare e politica. All'occupazione militare dell'Armata Rossa segue infatti la definizione, l'organizzazione di governi a direzione comunista nei paesi dell'Europa centrale e orientale, che erano stati perlopiù satelliti della Germania nazista e avevano partecipato da quella parte alla guerra mondiale. Lo squilibrio di forze ormai esistente tra Unione Sovietica e Gran Bretagna sarà tra i motivi che condurranno gli Stati Uniti nella nuova forma di amministrazione diretta dal presidente Truman, il vicepresidente che ha preso il posto di Roosevelt dopo la sua morte.

Gli Stati Uniti abbandoneranno le posizioni isolazionistiche per cui anche Roosevelt si era dichiarato deciso a lasciare il suolo europeo subito dopo la guerra. 

Già nel corso della guerra erano stati delineati i presupposti del nuovo assetto mondiale sul piano economico e sul terreno politico. L'organizzazione delle Nazioni Unite, l'ONU, sarebbe stata istituita con la conferenza di San Francisco del giugno 1945.

Un anno prima, nel luglio 1944, venivano stipulati gli accordi di Bretton Woods, che definivano i caratteri del nuovo sistema monetario internazionale, che veniva fondato su nuove istituzioni quali la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale
L'obiettivo era di porre fine all'instabilità monetaria che aveva sconvolto le economie capitalistiche negli anni '30 ed era stata una delle cause che aveva portato alla guerra.

La principale potenza economica e vincitrice del conflitto, gli Stati Uniti, assumevano il ruolo che era stato assolto dall'Inghilterra fino alla Grande Guerra.

Il sistema di Breton Woods fondava la stabilità monetaria non sull'oro, ma su una moneta chiave, il dollaro

Gli Stati Uniti si impegnavano a cambiare il dollaro in oro ad un valore fisso, $ 35 per un'oncia (28,35 g circa) d'oro; questo garantiva la stabilità del sistema ma era il dollaro che diventava così lo  strumento principale degli scambi, la valuta internazionale su cui si fondava l'egemonia, economica e militare ormai affermatasi, degli Stati Uniti d'America. 
Conseguenza immediata di Bretton Woods fu il ritorno, nel dopoguerra, ad un sistema sostanzialmente liberistico di scambi internazionali. 
La sola area chiusa restava quella costituita dall'Unione Sovietica e dalla sua area di influenza, dai suoi alleati, la cosiddetta area del rublo, la moneta dell'Unione Sovietica che non entrò mai nel sistema monetario internazionale.

Gli Stati Uniti, la cui moneta, il dollaro, valeva come l'oro, poterono finanziare una politica economica di grande espansione internazionale e di esportazione di capitali semplicemente attraverso la produzione di moneta. Nel caso degli Stati Uniti non avveniva quello che sarebbe avvenuto negli altri stati: la produzione di dollari corrispondeva a una sorta di produzione aurea. In questo caso unico, non si produceva svalutazione della moneta e aumento dei prezzi perché i dollari venivano acquisiti come una riserva aurea da tutti gli altri paesi.

Il sistema monetario mondiale, istituito a Bretton Woods, era molto più che un insieme di accordi tecnici, cui diede un importante contributo, come rappresentante britannico, il grande economista John Maynard Keynes. 

(Una sua massima era la seguente: «Il capitalismo non è intelligente, non è bello, non è giusto, non è virtuoso e non mantiene le promesse. In breve, non ci piace e stiamo cominciando a disprezzarlo. Ma quando ci chiediamo cosa mettere al suo posto, restiamo estremamente perplessi.»)

In effetti, la produzione del denaro mondiale fu assunta da una rete di organizzazioni governative motivate da considerazioni di benessere e sicurezza. In pratica la Federal Reserve Bank Americana agiva di concerto con le banche centrali dei maggiori paesi europei alleati degli Stati Uniti. F.D.Roosevelt e il ministro del tesoro americano Morgentau erano riusciti a trasferire il controllo sul denaro mondiale dalle mani dell'alta finanza privata alle mani pubbliche dei governi e delle banche centrali.

A Breton Woods banchieri e finanzieri spiccarono, brillarono per la loro assenza. Le decisioni furono prese invece dai governi e dai loro esperti: a Bretton Woods prevalse la politica sulla finanza. si costituì così un nuovo ordine mondiale che aveva il centro negli Stati Uniti e da questi era organizzato. Nella seconda guerra mondiale ancor più di quanto era già accaduto durante la prima guerra mondiale, gli Stati Uniti avevano funzionato come grande officina dello sforzo bellico degli alleati. E come officina, granaio e banca funzionarono per la ricostruzione europea del secondo dopoguerra. Le guerre mondiali avevano trasformato gli Stati Uniti d'America nella più grande potenza economica e finanziaria del mondo, anche perché mai in entrambe le guerre mondiali il loro immenso territorio continentale era stato toccato direttamente dagli eventi e dalle distruzioni belliche. 

Nel 1938 il reddito nazionale statunitense era eguale alla somma dei redditi nazionali di Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo ed era tre volte il reddito dell'Unione Sovietica. Nel 1948, gli Stati Uniti avevano raddoppiato il loro reddito sia rispetto alle potenze europee che all'Unione Sovietica.

Le loro riserve auree erano il 70% del totale mondiale. Il crollo dell'economia mondiale imperniata sulla Gran Bretagna, arrecò un beneficio enorme agli Stati Uniti. Il grande balzo in avanti della ricchezza e del potere degli Stati Uniti, tra il 1914 e il 1945, fu legata alla loro posizione privilegiata nella configurazione spaziale dell'economia capitalistica mondiale. Quanto più il sistema mondiale divenne turbolento e caotico, tanto maggiori furono i benefici che ne derivarono per gli Stati Uniti d'America, in virtù innanzitutto delle loro dimensioni continentali: gli Stati Uniti sono un continente. Della loro posizione insulare, per così dire, circondati dal mare soprattutto, e del loro accesso ai due principali oceani dell'economia mondo, dell'economia mondiale unificata: l'Oceano Atlantico verso l'Europa e l'Africa, l'oceano Pacifico verso l'Asia. 
La visione del nuovo ordine mondiale di Roosevelt, era una estensione al mondo della sua filosofia del New Deal realizzato negli Stati Uniti: solo un governo forte e socialmente avanzato, secondo Roosevelt, poteva assicurare sicurezza e giustizia nei rapporti sociali. 
Proprio come il New Deal aveva portato sicurezza sociale agli Stati Uniti, così un unico mondo avrebbe portato sicurezza politica al mondo intero. 
L'ideologia roosveltiana di un unico mondo che comprendeva anche l'Unione Sovietica e doveva essere guidato fermamente dalla potenza americana, si realizzò solamente in parte. 

Nel marzo del 1947, il presidente americano Truman lanciò la sua dottrina del containment, del contenimento del comunismo nella sua espansione verso i paesi europei. 
E, insieme al contenimento, il presidente Truman, con la sua dottrina Truman, lanciò la parola d'ordine e la pratica economico-politica dello sviluppo economico e politico del mondo occidentale con l'aiuto finanziariosotto la direzione degli Stati Uniti d'America
Tre mesi dopo, nel giugno (il 3 giugno) del '47, il segretario di Stato americano Marshall annunciava un progetto di imponenti aiuti americani ai paesi dell'Europa occidentale: era l'European Recovery Program, più noto come piano Marshall
Questo piano si prefiggeva questi obiettivi: 
uno, fornire i capitali e le materie necessarie ad alimentare la ripresa delle economie europee; 
due, accrescere di conseguenza i livelli di produttività di reddito e di occupazione; 
tre, integrare l'economia tedesca in un'area di scambi europea; 
quattro, determinare una duratura interdipendenza dei mercati mondiali, in primo luogo tra Europa e Nord America.

Si trattava di una strategia nuova, specie se paragonata al precedente dopoguerra, quando gli Stati Uniti avevano scelto di ritirarsi dall'Europa e avevano svolto in modo insufficiente il compito di grande banchiere mondiale.

Tutta la vicenda delle riparazioni e dei debiti di guerra aveva costruito, nel mondo del primo dopo-guerra, quella situazione di crisi economica e finanziaria che sfociò nella dissoluzione della Repubblica di Weimar in Germania e nella crisi finanziaria ed economica del 1929. 


Gli scopi economici del piano Marshall si intrecciavano con gli obiettivi strategici del contenimento
dell'Unione Sovietica e dell'espansione comunista in Europa. 
Il consolidamento di una robusta crescita economica doveva servire anche a stabilizzare politicamente le nazioni europee, rafforzando il consenso sociale ai governi dei paesi europei che si legheranno poi, con un patto di alleanza militare, agli Stati Uniti d'America: l'Alleanza occidentale, la NATO e marginalizzando quindi le opposizioni comuniste che erano particolarmente forti in Francia e in Italia, in modo tale da contrapporre all'Unione Sovietica la solidità di una Europa prospera, sotto la leadership statunitense.

Questo perché gli americani, e in particolare coloro che erano legati all'esperienza del New Deal roosveltiano, legavano strettamente l'espansione del comunismo alle condizioni economiche di miseria dei paesi europei e quindi ritenevano di poter contenere l'espansione del comunismo anche espandendo il benessere economico nei paesi europei dove più forti erano le presenze dei partiti comunisti. 

I governi dell'Europa occidentale e i maggiori gruppi economici, nonché le forze politiche e sindacali di orientamento socialdemocratico e cattolico, accolsero l'iniziativa americana come un fondamentale sostegno finanziario e politico alle proprie strategie, di consolidamento nazionale e di espansione economica.

Il grafico che ora vedete rappresenta le proporzioni degli aiuti americani, indicati in miliardi di dollari, ai principali paesi europei.

L'unione Sovietica rispose all'iniziativa politica ed economica americana, serrando le fila degli Stati e dei Partiti comunisti in una struttura organizzativa nuova, il Cominform, costituito nell'autunno 1947. 

Il mondo era ormai diviso nettamente in campi avversi, iniziava l'epoca del bipolarismo, il lungo periodo della guerra fredda tra le due superpotenze, i due poli del nuovo equilibrio mondiale.

L'Europa non solo aveva perduto la sua centralità e la sua potenza, che si era sviluppata per tutta l'età moderna, ma era ormai divisa tra i due campi in lotta. I sovietici denunciarono il piano Marshall come un tentativo di asservimento dell'Europa al capitale americano e all'imperialismo americano, e cercarono di impedire che le aree più ricche della Germania, già occupate dagli eserciti angloamericani, fossero integrate nell'Europa occidentale nella forma di un nuovo stato indipendente tedesco. 

Nel giugno del 1948, i sovietici bloccarono gli accessi alle zone occidentali di Berlino, che si trovava nella parte orientale della Germania, che era stata e restava occupata dall'armata russa sovietica. Si apriva così la prima grande crisi della guerra fredda.

Il presidente Truman ritenne che un ritiro occidentale da Berlino avrebbe indebolito sia la creazione di una repubblica tedesca occidentale sia la complessiva strategia economica e politica del contenimento del comunismo. Avviò così un gigantesco ponte aereo per rifornire Berlino-Ovest occupata dagli angloamericani, aggirando così il blocco terreste posto dai sovietici. Dopo circa un anno l'Unione Sovietica tolse il blocco a Berlino, nel maggio 1949 nasceva la Repubblica Federale Tedesca, che sarebbe divenuta il motore del grande boom economico dell'Europa occidentale.

Pochi giorni dopo, l'Unione Sovietica costituì nella sua zona di occupazione la Repubblica Democratica Tedesca o Germania orientale: la divisione della Germania in due parti e tra le due parti del mondo in lotta, era un fatto compiuto.

La crisi di Berlino aveva mostrato i pericoli insiti in un antagonismo bipolare, che si faceva sempre più acuto.

La carta ora inquadrata mostra le quattro aree di influenza in cui alla fine della guerra erano state divise la Germania sconfitta e la sua capitale Berlino. Si riconoscono le diverse aree di influenza inglese, francese, americana e sovietica, e il confine tra i due nuovi stati tedeschi sorti nel 1949.



Anche la rinascita della Germania sollevava inquietitudine tra i suoi vicini, a cominciare dalla Francia. Nel 1949 fu firmato il patto atlantico, che impegnava i firmatari Stati Uniti, Inghilterra, Canada, Francia, Italia e altri paesi europei, alla difesa reciproca. L'alleanza compattava lo schieramento occidentale assicurandogli la protezione militare americana e completava la strategia del contenimento installando gli Stati Uniti come potenza egemone in una Europa politicamente stabilizzata e avviata ad una forte ripresa economica. 

L'unione Sovietica reagì alla politica americana in Occidente trasformando la sua area di influenza in un blocco di regimi comunisti
Nel 1948, un colpo di stato comunista a Praga, in Cecoslovacchia, eliminò ogni pluralismo politico. I comunisti presero tutto il potere anche in Romania, in Ungheria, in Polonia, dove pure rappresentavano solo delle minoranze. Anche l'Europa orientale, come l'Unione Sovietica negli anni 30, conobbe la stagione delle grandi purghe, delle massicce repressioni basate su false accuse di tradimento a dirigenti, governanti, comunisti che intendevano portare avanti nei loro paesi delle politiche cosiddette di socialismo nazionale, di comunismo nazionale.
L'obiettivo dell'Unione Sovietica e di Stalin, era invece quello della bolscevizzazione, della sovietizzazione dei partiti comunisti giunti al potere, della subordinazione piena agli interessi dell'Unione Sovietica. Si avviò anche l'integrazione delle economie dell'Europa orientale, trasformati in un'area economica chiusa, il Comecon, in cui fu avviata una massiccia industrializzazione

L'unica esperienza comunista sfuggita all'obbedienza sovietica fu quella della Jugoslavia, ma era questo l'unico paese dell'Europa orientale che si era liberato dall'occupazione nazista non per l'intervento dell'Armata Rossa, ma grazie ad una propria vittoriosa guerra partigiana guidata dal croato Josip Broz, detto Tito. Questi riuscì a comporre una mediazione tra le varie nazionalità che formavano la Federazione Jugoslava e si mostrò molto sospettoso nei confronti del tentativo di porre una egemonia sovietica anche sulla Jugoslavia. 
Seguì quindi una clamorosa rottura tra la Jugoslavia di Tito e l'Unione Sovietica di Stalin, che portò l'eresia titoista all'interno del mondo comunista ad una originale scelta neutralista nel cuore dell'Europa. 

Nel 1949, l'Unione Sovietica fece esplodere la sua prima bomba atomica e i comunisti cinesi guidati da Mao Tse-tung vinsero la lunga guerra civile e instaurarono la Repubblica Popolare Cinese. 

Gli americani vissero questo evento come la perdita della Cina, anche perché avevano appoggiato fino all'ultimo il partito nazionalista di Chiang Kai-shek, sconfitto e ritiratosi quindi nell'isola di Formosa che fu chiamata Cina nazionalista e fu a lungo l'unica Cina riconosciuta dagli Stati Uniti d'America, pur essendo ristretta nei confini dell'isola di Formosa. 

Nel 1950 la guerra di Corea materializzò il pericolo di una avanzata comunista sul nuovo fronte asiatico della rivalità bipolare. Il governo comunista della Corea del Nord, col consenso dell'Unione Sovietica e della Cina maoista, attaccò il regime filo occidentale della Corea del Sud. 
Il presidente americano Truman, ottenne dalle Nazioni Unite il mandato di respingere l'invasione e mandò un corpo di spedizione americano a combattere in Corea
L'esercito americano penetrò quindi nel Nord Corea facendo precipitare lo scontro con la Cina, che inviò l'armata rossa cinese contro gli americani. Si determinò qui uno scontro all'interno dell'amministrazione americana: il comandante delle truppe americane, il generale MacArthur, voleva estendere la guerra alla Cina, Truman era contrario ed esonerò il generale MacArthur dal comando delle truppe americane. La guerra di Corea estese definitivamente il conflitto bipolare fuori dell'Europa. Il contenimento del comunismo divenne una strategia anche asiatica e comportò tra l'altro la ricostruzione accelerata del Giappone come baluardo occidentale

In secondo luogo divenne chiaro il pericolo di uno scontro diretto tra le due superpotenze. Fu grande e diffuso, allora, il timore dello scoppio di una terza guerra mondiale, un'altra guerra ideologica, una nuova guerra di religione nel '900, questa volta tra la democrazia e il capitalismo occidentale, e il comunismo europeo e asiatico. L'antagonismo ideologico divenne rovente e la demonizzazione dell'avversario raggiunse il culmine. 
L'Unione Sovietica promosse una campagna contro la volontà di guerra dell'imperialismo americano e all'interno del suo blocco esasperò il terrore repressivo contro ogni forma di vero o presunto dissenso. L'Occidente a sua volta, si autorappresentò come impegnato in una lotta mortale per la sopravvivenza della democrazia contro le mire espansionistiche del totalitarismo comunista. 

Negli Stati Uniti la mobilitazione ideologica conobbe la stagione oscura delle inquisizioni anticomuniste della commissione diretta dal senatore Joseph McCarthy, da cui il termine maccartismo
Le sfere di influenza venivano considerate da ora in poi intangibili per evitare il pericolo mostruoso di una guerra atomica tra le due superpotenze, ma la rivalità bipolare assunse un aspetto sempre più militarizzato. Gli Stati Uniti avviarono un riarmo massiccio per mantenere una netta superiorità nucleare sull'Unione Sovietica; l'alleanza Atlantica formò una sua organizzazione militare, la NATO, Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, estesa al Mediterraneo orientale, con la Grecia e la Turchia. Successivamente, nel 1955, fu inglobata nella NATO anche la Germania occidentale, che si dotava ora di forze armate. Il blocco comunista europeo diede vita a sua volta ad una propria alleanza militare il patto di Varsavia nel 1955.

Nella carta vediamo rappresentati i due blocchi che costituirono il nuovo assetto geopolitico dell'Europa tra la fine della guerra e la metà degli anni '50; in arancione vedete i paesi aderenti alla NATO, in verde i paesi aderenti al patto di Varsavia del 1955; in giallo invece i paesi non aderenti ad alleanze militari e quelli temporaneamente aderenti al patto di Varsavia, vale a dire la Jugoslavia e l'Albania.

Questa militarizzazione della guerra fredda portò entrambe le superpotenze a sviluppare possenti apparati militari industriali. La spesa per gli armamenti divenne una voce fondamentale nei loro bilanci, tra USA e URSS si innescò una continua rincorsa per la moltiplicazione e l'innovazione tecnologica degli armamenti. Tuttavia, con lo stabilizzarsi del bipolarismo militarizzato in Europa, la tensione venne gradualmente scemando. Si creò un sistema duraturo e stabilizzato che andò incontro, almeno in Europa, ad una evidente normalizzazione. 

Fuori dell'Europa invece, tutto era in movimento: sullo scenario mondiale irrompevano grandi trasformazioni. 

Tra il 1945 e i primi anni '60, la geografia del mondo appariva completamente mutata. Le nazioni sovrane, rappresentate alla costituzione dell'ONU, erano state solo 51, di cui soltanto nove asiatiche e tre africane

Gran parte del mondo extraeuropeo era ancora sotto il dominio dei grandi imperi coloniali della Gran Bretagna e della Francia, e di quelli minori di Olanda, Belgio e Portogallo. Nel 1965 era rimasto in piedi soltanto l'impero coloniale portoghese, gli stati sovrani all'ONU erano diventati 120, di cui ben 70 nazioni asiatiche e africane. In meno di un ventennio il mondo non industrializzato era emerso sulla scena politica come inedito protagonista. Era finalmente crollato il tasso di mortalità per le migliori condizioni economiche, igieniche e sanitarie, si era perciò innescato un imponente boom demografico che aumentava fortemente il peso relativo delle popolazioni dell'Asia, dell'Africa, dell'America Latina. 
In diversi casi, queste aree conoscevano processi di urbanizzazione e di industrializzazione che le allontanavano dalla tradizionale economia rurale; soprattutto si trattava di paesi che emergevano come attori politici indipendenti in seguito alla decolonizzazione, quindi attori politici indipendenti nel sistema mondiale. 
Al termine del conflitto mondiale, le rivendicazioni di indipendenza si trasformavano in pressante azione politica, proprio mentre le potenze imperiali dovevano ridefinire il loro futuro in un contesto di drastico ridimensionamento delle loro risorse: finanziarie, militari, politiche. 

Già nel 1946 divenivano indipendenti la Siria e il Libano francesi, mentre in Indocina il dominio francese veniva sfidato da una guerra di indipendenza che sarà vittoriosa nel '54.
Nel '47 la decolonizzazione aveva la vittoria più grande sul colonialismo britannico con l'indipendenza dell'India e del Pakistan. L'anno dopo diventavano indipendenti Ceylon (lo Sri Lanka) e la Birmania (il Myanmar). 
Alla fine degli anni '40 l'Indonesia si liberava del dominio olandese, negli anni '50 il processo di decolonizzazione si spostava nel Medio Oriente e nel Nord Africa, ma la rilevanza strategica ed economica di questa zona ricca di petrolio, attivava una complessa interazione con i conflitti tra le due superpotenze.

L'Unione Sovietica cercava, con parziale successo, di diventare un interlocutore del nazionalismo arabo; impulsi contraddittori muovevano invece gli Stati Uniti, che temevano il radicalismo e il nazionalismo economico dei paesi arabi

Quando Londra e Parigi, d'intesa con Israele, risposero nel '56 con l'intervento militare alla decisione del presidente egiziano Nasser di nazionalizzare il canale di Suez, gli Stati Uniti condannarono e fecero fallire l'impresa tardo-coloniale di Francia e Inghilterra, ma da allora assunsero il ruolo di guardiani della stabilità in un Medio Oriente visto come luogo di controllo del petrolio e dei conflitti bipolari. 
Dal '54 al '62, l'Algeria fu teatro dell'ultimo cruento conflitto della decolonizzazione.


Nella carta vedete rappresentate le diverse fasi del processo di decolonizzazione in Africa: in arancione gli stati che divennero indipendenti tra il 45 e il 59, in viola quelli che acquisirono l'indipendenza nel 60, in giallo gli Stati indipendenti dal 61 in poi.

Nei primi anni 60, anche l'Africa subsahariana giunse all'indipendenza, mentre fu convulsa e violenta la fine dell'Impero belga e la nascita della Repubblica del Congo nel 1959.

Ricapitoliamo adesso i punti principali di questa lezione:

- La definizione delle sfere di influenza;
- Verso il bipolarismo USA URS: le origini della guerra fredda;
- L'egemonia economica e politica degli Stati Uniti
- L'escalation della tensione tra i due blocchi;
- La decolonizzazione.
Arrivederci.

Cartina geografica politica degli Stati Uniti d'America, gli USA,
  (la parte continentale, escluse le Hawaii) con i nomi degli stati federali.
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Cartina geografica politica dell'Europa nel 1930, dopo la
   Prima Guerra Mondiale.
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Cartina geografica politica delle colonie delle potenze
 europee in Africa nel XIX° e XX° secolo. L'Italia e le
 colonie italiane sono colorate in verde. Le colonie
italiane furono perse nel 1941.
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Cartina geografica dell'Europa nel 1950, dopo la Seconda
Guerra Mondiale. Clicca sull'immagine per ingrandirla.

Cartina geografica politica dell'Europa, URSS e Asia nel 1970, dopo la
   Seconda Guerra Mondiale.
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Cartina geografica delle Organizzazioni Economiche nell'economia
   mondiale dopo la Seconda Guerra Mondiale.
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Cartina geografica fisica del mondo. Clicca sull'immagine per ingrandirla.

Cartina geografica politica attuale del mondo, con le bandiere
delle nazioni sovrane. Clicca sull'immagine per ingrandirla.


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