15ª lezione, l'egemonia degli Stati
Uniti e il mondo bipolare. I temi trattati in questa lezione sono:
- La definizione delle sfere di
influenza,
- Verso il bipolarismo USA-URS: le
origini della guerra fredda
- L'egemonia economica e politica degli
Stati Uniti
- L'escalation della tensione tra i due blocchi
- La decolonizzazione
Nella conferenza dei tre capi alleati a
Tehran alla fine del '43, si pongono le premesse per l'assetto
politico dell'Europa e del mondo dopo la guerra che si prevede ormai
vittoriosa. La divisione dell'Europa
in due aree, controllate rispettivamente dalla Gran Bretagna
e dall'Unione Sovietica, è parte del progetto di riassetto
mondiale, definito dal presidente Roosevelt 'dei quattro poliziotti',
'for Policeman' in inglese, che affidava agli Stati Uniti e
alla Cina il mantenimento dell'ordine in Asia e alla
Gran Bretagna e all'Unione Sovietica il controllo dell'ordine in
Europa.
Sia Churchill che Stalin pensavano
piuttosto al ripristino della tradizionale politica di equilibrio
tra le potenze europee ma Roosevelt tenne fermo
il suo progetto di divisione del mondo tra le quattro
potenze, per mantenervi la pace una volta distrutta dalle
fondamenta la Germania.
Le ragioni essenziali di un progetto
che contrastava radicalmente con l'ispirazione democratica
Wilsoniana, del presidente Roosevelt, si possono ricavare da un
lato nell'intenzione di provocare un definitivo indebolimento
dell'Europa, dall'altro
nell'isolamento, nell'isolazionismo che era sempre molto diffuso nei
comandi militari, nel congresso, tra l'opinione pubblica degli Stati
Uniti d'America: isolazionismo che portava alla convinzione che gli
Stati Uniti avrebbero dovuto lasciare rapidamente, finita la guerra,
il suolo europeo. Non va dimenticato che negli anni di guerra era
prevalente tra gli americani la convinzione che la Gran Bretagna
fosse pur sempre la maggiore potenza coloniale, delle cui mire
imperialistiche bisognava comunque diffidare.
Sull'altro versante, l'Unione Sovietica era ancora
l'alleato che stava pagando un prezzo pesantissimo nella
guerra e al quale alleato andava perciò attribuita la parte che
gli spettava nel nuovo assetto del mondo.
Del resto la prospettiva politica
di Roosevelt prevedeva la continuazione della
collaborazione tra gli alleati dopo aver vinto la guerra, per
assicurare la pace.
Nel febbraio 1945 si svolge l'incontro tra
Churchill Roosevelt e Stalin a Yalta, in Crimea, che sancisce la già
definita divisione del mondo e dell'Europa in sfere di influenza.
Ad aprile, pochi giorni prima della
resa della Germania, muore Roosevelt, che era stato il
principale artefice di un progetto di riassetto mondiale
basato sull'accordo tra i vincitori in una prospettiva di supremazia
economica e politica degli Stati Uniti d'America, fondata sulla
potenza economica e finanziaria e su quello che
era allora il monopolio americano della bomba atomica.
(Sofferente per la lunga tensione di
tre anni e mezzo di guerra e debilitato dalla poliomielite, o c'è
chi sostiene dalla sindrome di Guillain-Barré, in cui il sistema
immunitario del paziente attacca il proprio sistema nervoso
periferico, nonché dall'eccessivo fumo di sigarette, da insufficienza
cardiaca e da altri malanni, Roosevelt morì per un'emorragia
cerebrale mentre era in vacanza a Warm Springs, in Georgia, il 12
aprile 1945, all'età di 63 anni. Harry S. Truman, che era in carica
da solo 82 giorni come vicepresidente, giurò quel giorno stesso come
suo successore.)
Le
ragioni dell'alleanza
anti-nazista tra le grandi potenze
vengono meno d
opo la
distruzione militare e politica
della Germania nazista.
Rapidamente appaiono i reali connotati dei nuovi equilibri tra le maggiori
potenze.
La Gran Bretagna, l'impero britannico, non ha più le risorse finanziarie e dopo
l'ascesa al potere dei laburisti, nell'estate del '45, subito dopo la
fine della guerra, la Gran Bretagna non ha più nemmeno la volontà
politica di privilegiare gli obblighi di potenza imperiale
nel mondo rispetto ai progetti di rinnovamento sociale all'interno
della Gran Bretagna, che puntano alla realizzazione di un
welfare-state di uno stato e di una società del benessere in
Inghilterra, secondo le direttrici che vengono indicate nel piano
preparato da Lord Beverich.
L'Unione Sovietica, che ha
contribuito alla sconfitta del nazismo con oltre 20 milioni di morti,
costruisce invece rapidamente la sua area di influenza
militare e politica.
All'occupazione militare dell'Armata Rossa segue infatti la
definizione, l'organizzazione di governi a direzione comunista nei
paesi dell'Europa centrale e orientale, che erano stati perlopiù
satelliti della Germania nazista e avevano partecipato da quella
parte alla guerra mondiale. Lo squilibrio di forze ormai esistente
tra Unione Sovietica e Gran Bretagna sarà tra i motivi che
condurranno gli Stati Uniti nella nuova forma di
amministrazione diretta dal presidente Truman,
il vicepresidente che ha preso il posto di Roosevelt dopo la sua
morte.
Gli Stati Uniti abbandoneranno le
posizioni isolazionistiche per cui anche Roosevelt si era
dichiarato deciso a lasciare il suolo europeo subito dopo la guerra.
Già nel corso della guerra erano stati delineati i presupposti del
nuovo assetto mondiale sul piano economico e sul
terreno politico. L'organizzazione delle Nazioni Unite, l'ONU,
sarebbe stata istituita con la conferenza di San Francisco del giugno
1945.
Un anno prima, nel luglio 1944, venivano stipulati gli accordi
di Bretton Woods, che definivano i
caratteri del nuovo sistema monetario internazionale,
che veniva fondato su nuove istituzioni quali la Banca
Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale.
L'obiettivo era di porre fine all'instabilità monetaria che
aveva sconvolto le economie capitalistiche negli anni '30 ed era
stata una delle cause che aveva portato alla guerra.
La principale potenza economica e
vincitrice del conflitto, gli Stati Uniti, assumevano il ruolo
che era stato assolto dall'Inghilterra fino alla Grande
Guerra.
Il sistema di Breton Woods fondava la
stabilità monetaria non sull'oro, ma su una moneta chiave, il
dollaro.
Gli Stati
Uniti si impegnavano a cambiare il dollaro in oro ad un valore
fisso, $ 35 per un'oncia (28,35 g circa) d'oro; questo
garantiva la stabilità del sistema ma era il dollaro che
diventava così lo strumento principale degli scambi,
la valuta internazionale su cui si fondava l'egemonia, economica
e militare ormai affermatasi, degli Stati Uniti d'America.
Conseguenza immediata di Bretton Woods fu il ritorno, nel
dopoguerra, ad un sistema sostanzialmente liberistico di
scambi internazionali.
La sola area chiusa restava quella
costituita dall'Unione Sovietica e dalla sua area di
influenza, dai suoi alleati, la cosiddetta area del rublo,
la moneta dell'Unione Sovietica che non entrò mai nel sistema
monetario internazionale.
Gli Stati Uniti, la cui moneta,
il dollaro, valeva come l'oro, poterono finanziare una politica
economica di grande espansione internazionale e di
esportazione di capitali semplicemente attraverso la
produzione di moneta. Nel caso degli Stati Uniti non avveniva quello
che sarebbe avvenuto negli altri stati: la produzione di dollari
corrispondeva a una sorta di produzione aurea.
In questo caso unico, non si produceva svalutazione
della moneta e aumento dei prezzi perché i dollari venivano
acquisiti come una riserva aurea da tutti gli altri paesi.
Il sistema monetario mondiale,
istituito a Bretton Woods,
era molto più che un insieme di accordi tecnici, cui diede un
importante contributo, come rappresentante britannico, il grande
economista John Maynard Keynes.
(Una sua massima era la seguente: «Il
capitalismo non è intelligente, non è bello, non è giusto, non è
virtuoso e non mantiene le promesse. In breve, non ci piace e stiamo
cominciando a disprezzarlo. Ma quando ci chiediamo cosa mettere al
suo posto, restiamo estremamente perplessi.»)
In effetti, la produzione del denaro
mondiale fu assunta da una rete di organizzazioni governative
motivate da considerazioni di benessere e sicurezza. In pratica la
Federal Reserve Bank Americana agiva di concerto con le banche
centrali dei maggiori paesi europei alleati degli Stati Uniti.
F.D.Roosevelt e il ministro del tesoro americano Morgentau erano
riusciti a trasferire il controllo sul denaro mondiale
dalle mani dell'alta finanza privata alle mani pubbliche
dei governi e delle banche centrali.
A Breton Woods banchieri
e finanzieri spiccarono, brillarono per la loro assenza.
Le decisioni furono prese invece dai governi e
dai loro esperti: a Bretton Woods prevalse
la politica sulla finanza. si costituì così un nuovo
ordine mondiale che aveva il centro negli Stati Uniti e da questi era
organizzato. Nella seconda guerra mondiale ancor più di quanto era
già accaduto durante la prima guerra mondiale, gli Stati
Uniti avevano funzionato come grande officina dello sforzo
bellico degli alleati. E come officina, granaio e banca funzionarono
per la ricostruzione europea del secondo dopoguerra. Le guerre
mondiali avevano trasformato gli Stati Uniti d'America
nella più grande potenza economica e finanziaria del mondo,
anche perché mai in entrambe le guerre mondiali il loro
immenso territorio continentale era stato toccato direttamente
dagli eventi e dalle distruzioni belliche.
Nel 1938 il reddito
nazionale statunitense era eguale alla somma dei redditi nazionali di
Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo
ed era tre volte il reddito dell'Unione Sovietica. Nel 1948, gli
Stati Uniti avevano raddoppiato il loro reddito sia rispetto alle
potenze europee che all'Unione Sovietica.
Le loro riserve auree erano il
70% del totale mondiale. Il crollo dell'economia mondiale
imperniata sulla Gran Bretagna, arrecò un beneficio enorme agli
Stati Uniti. Il grande balzo in avanti della ricchezza e del potere
degli Stati Uniti, tra il 1914 e il 1945, fu legata alla loro
posizione privilegiata nella configurazione spaziale
dell'economia capitalistica mondiale. Quanto più il sistema
mondiale divenne turbolento e caotico, tanto maggiori furono i
benefici che ne derivarono per gli Stati Uniti d'America, in virtù
innanzitutto delle loro dimensioni continentali:
gli Stati Uniti sono un continente. Della loro posizione insulare,
per così dire, circondati dal mare soprattutto,
e del loro accesso ai due principali oceani dell'economia mondo,
dell'economia mondiale unificata: l'Oceano Atlantico verso l'Europa e
l'Africa, l'oceano Pacifico verso l'Asia.
La visione del nuovo ordine
mondiale di Roosevelt, era una estensione al mondo della sua filosofia del New
Deal realizzato negli Stati Uniti: solo un governo forte e socialmente
avanzato, secondo Roosevelt, poteva assicurare sicurezza e
giustizia nei rapporti sociali.
Proprio come il New Deal aveva
portato sicurezza sociale agli Stati Uniti, così un unico mondo
avrebbe portato sicurezza politica al mondo intero.
L'ideologia
roosveltiana di un unico mondo che comprendeva anche l'Unione
Sovietica e doveva essere guidato fermamente dalla potenza americana,
si realizzò solamente in parte.
Nel marzo del 1947, il presidente
americano Truman lanciò la sua dottrina del containment, del
contenimento del comunismo nella sua espansione verso i paesi
europei.
E, insieme al contenimento, il presidente Truman, con la sua
dottrina Truman, lanciò la parola d'ordine e la pratica
economico-politica dello sviluppo economico e politico del mondo
occidentale con l'aiuto finanziario e sotto la direzione degli Stati
Uniti d'America.
Tre
mesi dopo, nel giugno (il 3 giugno) del '47, il segretario di Stato americano
Marshall annunciava un progetto di imponenti aiuti americani
ai paesi dell'Europa occidentale: era l'European Recovery Program, più noto come piano
Marshall.
Questo piano
si prefiggeva questi obiettivi:
- uno, fornire i capitali e le materie
necessarie ad alimentare la ripresa delle economie europee;
- due,
accrescere di conseguenza i livelli di produttività di reddito e di
occupazione;
- tre, integrare l'economia tedesca in un'area di scambi
europea;
- quattro, determinare una duratura interdipendenza dei
mercati mondiali, in primo luogo tra Europa e Nord America.
Si trattava di una strategia nuova,
specie se paragonata al precedente dopoguerra, quando gli Stati Uniti
avevano scelto di ritirarsi dall'Europa e avevano svolto in modo
insufficiente il compito di grande banchiere mondiale.
Tutta la vicenda delle riparazioni e
dei debiti di guerra aveva costruito, nel mondo del
primo dopo-guerra, quella situazione di crisi economica e
finanziaria che sfociò nella dissoluzione della Repubblica di
Weimar in Germania e nella crisi finanziaria ed economica del 1929.
Gli scopi economici del piano Marshall si intrecciavano con gli
obiettivi strategici del contenimento
dell'Unione Sovietica e dell'espansione
comunista in Europa.
Il consolidamento di una robusta crescita
economica doveva servire anche a stabilizzare politicamente
le nazioni europee, rafforzando il consenso sociale ai governi dei
paesi europei che si legheranno poi, con un patto di alleanza militare, agli Stati Uniti d'America: l'Alleanza occidentale, la NATO e
marginalizzando quindi le opposizioni comuniste che
erano particolarmente forti in Francia e in Italia, in modo tale da contrapporre all'Unione
Sovietica la solidità di una Europa prospera, sotto la leadership
statunitense.
Questo perché gli americani, e in
particolare coloro che erano legati all'esperienza del New Deal
roosveltiano, legavano strettamente l'espansione del comunismo alle
condizioni economiche di miseria dei paesi europei e quindi
ritenevano di poter contenere l'espansione del comunismo anche
espandendo il benessere economico nei paesi europei dove più
forti erano le presenze dei partiti comunisti.
I governi dell'Europa
occidentale e i maggiori gruppi economici, nonché le forze politiche
e sindacali di orientamento socialdemocratico e cattolico, accolsero
l'iniziativa americana come un fondamentale
sostegno finanziario e politico alle proprie strategie, di
consolidamento nazionale e di espansione economica.
Il grafico che ora vedete rappresenta
le proporzioni degli aiuti americani, indicati in miliardi di
dollari, ai principali paesi europei.
L'unione Sovietica rispose
all'iniziativa politica ed economica americana, serrando le fila degli
Stati e dei Partiti comunisti in una struttura organizzativa nuova,
il Cominform, costituito nell'autunno 1947.
Il mondo era ormai diviso
nettamente in campi avversi, iniziava l'epoca del bipolarismo,
il lungo periodo della guerra fredda tra le due superpotenze,
i due poli del nuovo equilibrio mondiale.
L'Europa non solo aveva perduto la sua
centralità e la sua potenza, che si era sviluppata per tutta l'età
moderna, ma era ormai divisa tra i due campi in lotta. I sovietici
denunciarono il piano Marshall come un tentativo di asservimento
dell'Europa al capitale americano e all'imperialismo americano, e
cercarono di impedire che le aree più ricche della Germania,
già occupate dagli eserciti angloamericani,
fossero integrate nell'Europa occidentale nella forma di un nuovo
stato indipendente tedesco.
Nel giugno del 1948, i sovietici
bloccarono gli accessi alle zone occidentali di Berlino, che si
trovava nella parte orientale della Germania, che era stata e
restava occupata dall'armata russa sovietica.
Si apriva così la prima grande crisi della guerra fredda.
Il presidente Truman ritenne che un
ritiro occidentale da Berlino avrebbe indebolito sia la creazione di
una repubblica tedesca occidentale sia la complessiva strategia
economica e politica del contenimento del comunismo. Avviò così un
gigantesco ponte aereo per rifornire Berlino-Ovest occupata dagli angloamericani,
aggirando così il blocco terreste posto dai sovietici. Dopo circa un
anno l'Unione Sovietica tolse il blocco a Berlino, nel maggio 1949
nasceva la Repubblica Federale Tedesca, che sarebbe divenuta
il motore del grande boom economico dell'Europa occidentale.
Pochi giorni dopo, l'Unione Sovietica
costituì nella sua zona di occupazione la Repubblica Democratica
Tedesca o Germania orientale: la divisione della Germania in
due parti e tra le due parti del mondo in lotta,
era un fatto compiuto.
La crisi di Berlino aveva mostrato i
pericoli insiti in un antagonismo bipolare, che si faceva sempre più
acuto.
La carta ora inquadrata mostra le
quattro aree di influenza in cui alla fine della guerra erano state
divise la Germania sconfitta e la sua capitale Berlino. Si
riconoscono le diverse aree di influenza inglese, francese, americana
e sovietica, e il confine tra i due nuovi stati tedeschi sorti nel
1949.
Anche la rinascita della Germania
sollevava inquietitudine tra i suoi vicini, a cominciare dalla
Francia. Nel 1949 fu firmato il patto atlantico, che impegnava
i firmatari Stati Uniti, Inghilterra, Canada, Francia, Italia e altri
paesi europei, alla difesa reciproca.
L'alleanza compattava lo schieramento occidentale assicurandogli
la protezione militare americana e completava la strategia
del contenimento installando gli Stati Uniti come potenza
egemone in una Europa politicamente stabilizzata e avviata ad una
forte ripresa economica.
L'unione Sovietica reagì alla politica
americana in Occidente trasformando la sua area di influenza in un
blocco di regimi comunisti.
Nel 1948, un colpo di stato comunista a Praga, in Cecoslovacchia,
eliminò ogni pluralismo politico. I comunisti presero tutto il
potere anche in Romania, in Ungheria, in Polonia, dove pure
rappresentavano solo delle minoranze.
Anche l'Europa orientale, come l'Unione Sovietica negli anni 30, conobbe la
stagione delle grandi purghe,
delle massicce repressioni basate su false accuse di
tradimento a dirigenti, governanti, comunisti che intendevano
portare avanti nei loro paesi delle politiche cosiddette di
socialismo nazionale, di comunismo nazionale.
L'obiettivo dell'Unione Sovietica e di
Stalin, era invece quello della bolscevizzazione, della
sovietizzazione dei partiti comunisti giunti al potere, della
subordinazione piena agli interessi dell'Unione Sovietica.
Si avviò
anche l'integrazione delle economie dell'Europa orientale,
trasformati in un'area economica chiusa, il Comecon, in cui fu
avviata una massiccia industrializzazione.
L'unica esperienza comunista sfuggita all'obbedienza sovietica
fu quella della Jugoslavia, ma era questo l'unico paese
dell'Europa orientale che si era liberato dall'occupazione
nazista non per l'intervento dell'Armata Rossa, ma grazie ad una
propria vittoriosa guerra partigiana guidata dal croato
Josip Broz, detto Tito.
Questi riuscì a comporre una mediazione tra le varie nazionalità
che formavano la Federazione Jugoslava e si mostrò molto sospettoso
nei confronti del tentativo di porre una egemonia sovietica anche
sulla Jugoslavia.
Seguì quindi una clamorosa rottura tra la
Jugoslavia di Tito e l'Unione Sovietica di Stalin, che portò
l'eresia titoista all'interno del mondo comunista ad una originale
scelta neutralista nel cuore dell'Europa.
Nel 1949, l'Unione
Sovietica fece esplodere la sua prima bomba atomica e i
comunisti cinesi guidati da Mao Tse-tung vinsero la
lunga guerra civile e instaurarono la Repubblica Popolare Cinese.
Gli
americani vissero questo evento come la perdita della Cina, anche
perché avevano appoggiato fino all'ultimo il partito
nazionalista di Chiang Kai-shek, sconfitto e ritiratosi quindi
nell'isola di Formosa che fu chiamata Cina nazionalista e fu a
lungo l'unica Cina riconosciuta dagli Stati Uniti
d'America, pur essendo ristretta nei confini dell'isola di
Formosa.
Nel 1950 la guerra di Corea materializzò il pericolo
di una avanzata comunista sul nuovo fronte asiatico della
rivalità bipolare. Il governo comunista della Corea del Nord, col
consenso dell'Unione Sovietica e della Cina maoista, attaccò il
regime filo occidentale della Corea del Sud.
Il presidente americano
Truman, ottenne dalle Nazioni Unite il mandato di respingere
l'invasione e mandò un corpo di spedizione americano a combattere in
Corea.
L'esercito americano penetrò quindi nel Nord Corea facendo
precipitare lo scontro con la Cina, che inviò l'armata rossa cinese
contro gli americani. Si determinò qui uno scontro all'interno
dell'amministrazione americana: il comandante delle truppe americane,
il generale MacArthur, voleva estendere la guerra alla Cina, Truman
era contrario ed esonerò il generale MacArthur dal comando delle
truppe americane.
La guerra di Corea estese definitivamente il
conflitto bipolare fuori dell'Europa.
Il contenimento del comunismo divenne una strategia anche asiatica e
comportò tra l'altro la ricostruzione accelerata del Giappone come baluardo
occidentale.
In secondo
luogo divenne chiaro il pericolo di uno scontro diretto tra le due
superpotenze. Fu grande
e diffuso, allora, il timore dello scoppio di una terza guerra
mondiale, un'altra guerra ideologica, una nuova guerra di religione
nel '900, questa volta tra la democrazia e il
capitalismo occidentale, e il comunismo europeo e asiatico.
L'antagonismo ideologico divenne rovente e la demonizzazione
dell'avversario raggiunse il culmine.
L'Unione Sovietica
promosse una campagna contro la volontà di guerra dell'imperialismo
americano e all'interno del suo blocco esasperò il terrore
repressivo contro ogni forma di vero o presunto dissenso.
L'Occidente a sua volta, si autorappresentò come impegnato in
una lotta mortale per la sopravvivenza della democrazia contro
le mire espansionistiche del totalitarismo comunista.
Negli Stati
Uniti la mobilitazione ideologica conobbe la stagione oscura delle inquisizioni anticomuniste
della commissione diretta dal senatore Joseph McCarthy, da cui il
termine maccartismo.
Le sfere di influenza venivano considerate da ora in poi
intangibili per evitare il pericolo mostruoso di una
guerra atomica tra le due superpotenze, ma la rivalità
bipolare assunse un aspetto sempre più militarizzato. Gli
Stati Uniti avviarono un riarmo massiccio per mantenere
una netta superiorità nucleare sull'Unione Sovietica; l'alleanza
Atlantica formò una sua organizzazione militare,
la NATO,
Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, estesa al
Mediterraneo orientale, con la Grecia e la Turchia. Successivamente,
nel 1955, fu inglobata nella NATO anche la Germania occidentale,
che si dotava ora di forze armate. Il blocco comunista
europeo diede vita a sua volta ad una propria alleanza militare
il patto di Varsavia nel 1955.
Nella carta vediamo rappresentati i due
blocchi che costituirono il nuovo assetto geopolitico dell'Europa tra
la fine della guerra e la metà degli anni '50; in arancione vedete i
paesi aderenti alla NATO, in verde i paesi aderenti al patto di
Varsavia del 1955; in giallo invece i paesi non aderenti ad alleanze militari e quelli
temporaneamente aderenti al patto di Varsavia, vale a dire la
Jugoslavia e l'Albania.
Questa militarizzazione della guerra
fredda portò entrambe le superpotenze a sviluppare possenti apparati
militari industriali. La spesa per gli armamenti divenne una voce
fondamentale nei loro bilanci, tra USA e URSS si innescò una
continua rincorsa per la moltiplicazione e l'innovazione tecnologica
degli armamenti. Tuttavia, con lo stabilizzarsi del bipolarismo
militarizzato in Europa, la tensione venne gradualmente
scemando. Si creò un sistema duraturo e stabilizzato che andò
incontro, almeno in Europa, ad una evidente normalizzazione.
Fuori
dell'Europa invece, tutto era in movimento: sullo scenario mondiale
irrompevano grandi trasformazioni.
Tra il 1945 e i primi anni '60, la
geografia del mondo appariva completamente mutata. Le nazioni
sovrane, rappresentate alla costituzione dell'ONU, erano state solo
51, di cui soltanto nove asiatiche e tre africane.
Gran parte del mondo extraeuropeo era ancora sotto il
dominio dei grandi imperi coloniali della Gran Bretagna e
della Francia, e di quelli minori di Olanda, Belgio e Portogallo. Nel
1965 era rimasto in piedi soltanto l'impero coloniale portoghese, gli
stati sovrani all'ONU erano diventati 120, di cui ben 70 nazioni
asiatiche e africane. In meno di un ventennio il mondo non
industrializzato era emerso sulla scena politica come inedito
protagonista. Era
finalmente crollato il tasso di mortalità per le migliori condizioni
economiche, igieniche e sanitarie, si era perciò innescato un
imponente boom demografico che aumentava fortemente il peso
relativo delle popolazioni dell'Asia, dell'Africa, dell'America
Latina.
In diversi casi, queste aree conoscevano processi di
urbanizzazione e di industrializzazione che le allontanavano dalla
tradizionale economia rurale; soprattutto si trattava di paesi che
emergevano come attori politici indipendenti in seguito alla
decolonizzazione, quindi attori politici indipendenti nel sistema
mondiale.
Al termine del
conflitto mondiale, le rivendicazioni di indipendenza si
trasformavano in pressante azione politica, proprio mentre le potenze
imperiali dovevano ridefinire il loro futuro in un contesto di
drastico ridimensionamento delle loro risorse:
finanziarie, militari, politiche.
Già nel 1946 divenivano
indipendenti la Siria e il Libano francesi, mentre in Indocina il dominio francese veniva sfidato da una
guerra di indipendenza che sarà vittoriosa nel '54.
Nel '47 la decolonizzazione aveva la
vittoria più grande sul colonialismo britannico con l'indipendenza
dell'India e del Pakistan. L'anno dopo diventavano indipendenti Ceylon (lo Sri Lanka) e la Birmania
(il Myanmar).
Alla fine degli anni '40 l'Indonesia si liberava del
dominio olandese, negli anni '50 il processo di decolonizzazione si
spostava nel Medio Oriente e nel Nord Africa, ma la
rilevanza strategica ed economica di questa zona ricca di
petrolio, attivava una
complessa interazione con i conflitti tra le due superpotenze.
L'Unione Sovietica cercava, con
parziale successo, di diventare un interlocutore del nazionalismo
arabo; impulsi
contraddittori muovevano invece gli Stati Uniti, che temevano
il radicalismo e il nazionalismo economico dei paesi arabi.
Quando Londra e Parigi, d'intesa con Israele, risposero nel '56 con
l'intervento militare alla decisione del presidente egiziano
Nasser di nazionalizzare il canale di Suez,
gli Stati Uniti
condannarono e fecero fallire l'impresa tardo-coloniale di
Francia e Inghilterra, ma da allora assunsero il ruolo di
guardiani della stabilità in un Medio Oriente visto come luogo
di controllo del petrolio e dei conflitti bipolari.
Dal '54 al '62,
l'Algeria fu teatro dell'ultimo cruento conflitto della
decolonizzazione.
Nella carta vedete rappresentate le
diverse fasi del processo di decolonizzazione in Africa: in arancione
gli stati che divennero indipendenti tra il 45 e il 59, in viola
quelli che acquisirono l'indipendenza nel 60, in giallo gli Stati
indipendenti dal 61 in poi.
Nei primi anni 60, anche l'Africa
subsahariana giunse all'indipendenza, mentre fu convulsa e violenta
la fine dell'Impero belga e la nascita della Repubblica del Congo nel
1959.
Ricapitoliamo adesso i punti principali
di questa lezione:
- La definizione delle sfere di
influenza;
- Verso il bipolarismo USA URS: le
origini della guerra fredda;
- L'egemonia economica e politica degli
Stati Uniti
- L'escalation della tensione tra i due
blocchi;
- La decolonizzazione.
Arrivederci.
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