![]() |
Gli argomenti trattati in questo video. |
Le teorie keynesiane in quel tempo subiscono un rapido declino, sotto i colpi delle critiche e delle accuse alla dottrina keynesiana stessa, di aver provocato stagflazione, rivolte dagli economisti monetaristi (convinti, sulla base dell'equazione di Fisher, che fosse il volume di moneta a determinare i prezzi) e neoclassici (tra cui il più influente fu Milton Friedman).
Le multinazionali "made in USA" entrano come arieti nell'economia europea scavalcando il protezionismo dei governi democratici impegnati a garantire il Welfare con il debito pubblico. L'informatica, le nuove tecnologie e la nuova mobilità consentono di frazionare le fasi di produzione industriale nelle zone più arretrate del pianeta dove non si deve garantire un equo costo del lavoro e un'assistenza sociale. Il modello asiatico soddisfa quindi la produzione industriale con alti utili per le imprese che non investono più nella produzione ma nelle speculazioni finanziarie. La produzione, distribuzione e commercio di merci, che occupava una larga parte della popolazione europea, viene così a mancare. La nuova figura imprenditoriale è lo "yuppie" e la politica di Ronald Reagan finisce per trasformare gli USA da primo creditore del mondo a primo debitore.
degli anni '70 e il processo di mondializzazione,
direttamente su You Tube, clicca QUI
Questo è il riconoscimento della sconfitta politica degli Stati, a partire dagli Stati Uniti, dalla maggiore potenza mondiale. Sconfitta politica degli Stati nei confronti del potere economico dell'alta finanza, quella alta finanza che era stata emarginata, a Bretton Woods, dal presidente Roosevelt, dal ministro del tesoro americano Morgentau e dalla linea di politica economica portata avanti da Keynes.
Il nuovo sistema dei cambi flessibili, aumentò i rischi delle attività industriali e commerciali delle grandi imprese e diede un forte slancio alla espansione finanziaria. I governi e le banche centrali del cosiddetto gruppo dei 10, dei 10 paesi più industrializzati del mondo, cercarono di controllare i mercati, innanzitutto dell'euro-dollaro. Banche private e gruppi finanziari risposero, a questi tentativi di controllo, trasferendo le loro attività nei più distanti mercati monetari offshore, nei paradisi fiscali, in quei piccoli stati che non imponevano controlli fiscali, stati minuscoli sparsi un po' nel mondo, alieni dal controllare imprese e capitali, sia in entrata che in uscita.
Con il sistema dei cambi flessibili, i governi dei maggiori paesi capitalistici perdevano il controllo sulla produzione e perdevano la regolazione del denaro.
Il potere dell'alta finanza, tornava a prevalere sul potere degli Stati, della politica. Come in altre fasi storiche dell'età moderna, la grande espansione della produzione e del commercio mondiali aveva accresciuto la concorrenza e ridotto i profitti. Quindi non era più conveniente, alla conclusione del grande ciclo di sviluppo economico del venticinquennio precedente, non era più conveniente reinvestire i capitali nella produzione di merci e nel commercio. A poco servirono quindi le politiche monetarie degli Stati Uniti, volte negli anni '70 a stimolare di nuovo la creazione di impianti industriali e la diffusione di imprese commerciali.
I dollari emessi dalla Federal Reserve Bank Americana, solo in parte promuovevano imprese produttive; perlopiù questi dollari si trasformavano, come abbiamo visto nella lezione precedente, in euro-dollari e poi in cosiddetti petrol-dollari, i dollari acquisiti dai paesi produttori di petrolio, con la vendita appunto del petrolio.
Nel 1973 era crollato infatti un altro pilastro fondamentale dell'età dell'oro, il basso prezzo del petrolio, il petrolio a basso costo.
In coincidenza con la guerra dello Yom Kippur, tra Israele e Egitto, come abbiamo visto, i paesi arabi produttori di petrolio riuniti nell'OPEC decisero di aumentare il prezzo di questa principale fonte di energia, essenziale per la produzione industriale, per i servizi di comunicazione, per il riscaldamento dei paesi avanzati. In pochi mesi il prezzo del petrolio aumentò di quattro volte e generò 80 milioni di cosiddetti petrol-dollari.
Da un lato quindi, l'accumulazione di dollari in depositi che nessun governo controllava, suscitò pressioni crescenti perché i governi manovrassero i cambi delle proprie monete e i tassi di interesse, in modo da influenzare i movimenti di questa massa di monete tenuta nei mercati offshore, fuori controllo.
Pertanto già alla metà degli anni '70, il volume delle transazioni degli scambi puramente monetari che si realizzavano nei mercati fuori controllo, nei mercati offshore, queste transazioni, questi scambi, superavano di molte volte il valore del commercio mondiale: le operazioni finanziarie erano più diffuse ormai delle operazioni commerciali.
Espansioni finanziarie di questo genere, si erano presentate e ripresentate a partire dalla seconda metà del XIV secolo, del '300. Prima con le città italiane dove si erano sviluppate le prime forme di capitalismo: Genova, Venezia, Firenze; poi con l'Olanda delle Province Unite, quindi con la Gran Bretagna, l'Impero Britannico. Secondo il grande storico Fernand Braudel e più recentemente nella ricostruzione del sociologo (ed economista) Giovanni Arrighi, queste espansioni finanziarie vengono dopo le principali espansioni del commercio e della produzione mondiali e costituiscono, queste espansioni finanziarie, la reazione caratteristica del capitale all'intensificarsi della concorrenza.
Tra gli anni '60 e '70 le imprese europee, avvantaggiate da un forte sostegno statale, accentuarono la loro capacità di concorrenza competitiva con le grandi imprese statunitensi per la conquista delle risorse e dei mercati mondiali.
Ora, a differenza del decenni del ventennio precedente, la crescita degli investimenti non portava alla crescita del commercio e della produzione mondiali, ma determinava, questa crescita degli investimenti, una forte inflazione su scala mondiale, un forte aumento dei prezzi e anche una massiccia fuga di capitali verso i mercati monetari cosiddetti offshore, fuori controllo. Questo effetto perverso della espansione del potere d'acquisto mondiale, fu causato dalla contraddizione ormai evidente tra il fondamento nazionale del potere mondiale degli Stati Uniti d'America e il carattere transnazionale della espansione capitalistica delle grandi imprese statunitensi, le imprese cosiddette multinazionali.
Fu proprio l'Europa occidentale a diventare il terreno più fertile per l'espansione transnazionale delle grandi imprese statunitensi, le cui filiali, le cui fabbriche, imprese, nei paesi europei, furono trattate come grandi imprese europee, interne al mercato comune europeo.
Per questo i governi del cosiddetto terzo mondo, dei paesi arretrati e in particolare quei paesi che avevano monoculture da esportazioni, producevano soltanto una cultura e la esportavano, per esempio la canna da zucchero, questi paesi furono colpiti duramente dal nuovo regime monetario. La maggior parte di questi paesi non disponeva delle risorse finanziarie necessarie per coprirsi, per difendersi dai rischi delle fluttuazioni delle monete. Ma nemmeno gli Stati più forti erano più in grado di regolamentare i mercati finanziari.
Già negli anni '60, le banche di New York avevano reagito ai tentativi dell'amministrazione Kennedy, del presidente Kennedy, di regolamentare le loro operazioni all'estero e la risposta era stata proprio quella del trasferimento di queste operazioni finanziarie statunitensi sul mercato dell'euro-dollaro, privo di controlli, nella City di Londra, come abbiamo visto. Così, alla metà degli anni '70 le banche che controllavano il mercato dell'euro-dollaro risposero ai blandi, ai deboli tentativi di controllo del gruppo dei 10, dei 10 paesi più industrializzati, trasferendo ancora più lontano le proprie attività finanziarie, verso mercato offshore situati in minuscoli stati, spesso si trattava di ex colonie britanniche che raggiungevano in quegli anni l'indipendenza. In altri termini, la sostituzione dei cambi del regime dei cambi fissi con i cambi flessibili, accentuò la tendenza degli stati più potenti verso la perdita del controllo sulla produzione e la regolamentazione del denaro mondiale.
Le politiche monetarie statunitensi degli anni '70, cercavano di indurre il capitale a sostenere l'espansione materiale dell'economia mondiale, nonostante l'aumento dei costi e dei rischi per il capitale delle imprese. Ma soltanto una parte della massa di dollari creata dalle autorità monetarie statunitensi fu usata per creare nuovi impianti produttivi; la gran parte di questa massa monetaria di dollari, fu trasformata in petrol-dollari e euro-doollari che si riprodussero più volte e riemersero nell'economia mondiale, come rivali: i petrol dollari e gli eurodollari rivali dei dollari emessi dal governo americano attraverso la Federal Reserve Bank.
La crisi dell'ordine monetario aveva accompagnato, lungo gli anni '70, la crisi dell'egemonia mondiale degli Stati Uniti, sul piano strategico, militare, ideologico.
Si svilupperanno contemporaneamente la rivoluzione in Portogallo, nel 1974, le guerre di liberazione nelle ex colonie portoghesi dell'Angola e del Mozambico, dove giungeranno addirittura contingenti armati dalla Cuba di Fidel Castro. L'Unione Sovietica intanto, espandeva la sua influenza nel cosiddetto corno d'Africa, prima con il regime di Siad Barre in Somalia, poi con il regime di Menghistu Hailè Mariàm in Etiopia, dopo che era stato rovesciato il vecchio imperatore Hailé Selassié, sempre nel 1974.
Sul finire degli anni '70 questa pesante situazione strategica acuiva la crisi della potenza egemone, gli Stati Uniti, che già attraversava difficoltà gravi sul terreno economico e finanziario.
La presidenza di Jimmy Carter si concluse con una nuova memorabile alleanza tra il potere dello Stato e il potere del capitale finanziario. L'obiettivo era, per gli Stati Uniti, la riconquista della supremazia nel conflitto strategico ed economico mondiale.
La produzione e il commercio forniscono lavori diversificati a masse di persone, l'intermediazione finanziaria invece ripartisce alti profitti ma soltanto all'interno di una ristrettissima élite, il lavoro diventa poco, scarso.
L'inasprimento delle politiche monetarie degli Stati Uniti provocò la riduzione della domanda e dell'offerta dei paesi del terzo mondo, che si trovarono alla bancarotta per l'immediato rarefarsi dei capitali e dei prestiti che in precedenza erano stati largamente erogati a questi paesi.
Negli Stati Uniti intanto, l'amministrazione Reagan, muovendosi in concreto sulla banda opposta rispetto alla sua martellante propaganda ideologica neoliberista, praticava una politica economica che era invece di forte espansione dell'indebitamento statale. Il deficit esterno americano diventava esplosivo, da 9 miliardi di dollari nel 1982, balzava a 124 miliardi di dollari nel 1985. Negli anni di Reagan, gli Stati Uniti si trasformavano da esportatore in importatore di capitali, da primo creditore a primo debitore mondiale.
Non era la sola svolta radicale di Regan, molto più pragmatico delle sue dichiarazioni ideologiche.
La sbornia neoliberistica approdava, nel 1985, agli accordi del Plaza, l'albergo di Central Park a New York. Questi accordi ridefinivano un coordinamento internazionale, più utile delle teorie sulla sovranità del mercato, e imponevano un governo della domanda mondiale e una sorta di cambi amministrati. La progressiva svalutazione del dollaro e la ripresa dell'economia americana, potevano svolgersi in un contesto opportunamente controllato; quindi la politica economica di Reagan era in pratica molto diversa dalle sue affermazioni ideologiche.
Il conto era pagato soprattutto dal Giappone, che aveva finanziato largamente il deficit statunitense. Ora il Giappone, rigonfio di dollari svalutati e di yen, la moneta giapponese, rivalutati, si vedeva costretto ad accollarsi una parte consistente dello sbilancio provocato in larga misura dalla enorme spesa bellica sostenuta dagli Stati Uniti.
Gli anni '80 dell'amministrazione Reagan producono lo smantellamento del sistema di regole e di autorizzazioni che aveva legato i movimenti di capitali a finalità di interesse nazionale. La liberalizzazione dei mercati finanziari è completa.
A fine anni '80, la grande espansione del Giappone culmina nella ascesa al vertice degli investitori: 44 miliardi di dollari rispetto ai 32 circa degli Stati Uniti. La crisi di sovraccumulazione spinge il capitale giapponese su percorsi transnazionali.
Negli anni '90 il potere mondiale è concentrato, per la forza militare negli Stati Uniti, che però sono fortemente indebitati; la liquidità mondiale è invece largamente nelle mani del Giappone e parzialmente dei luoghi minori del capitalismo asiatico, che però sono subordinati agli Stati Uniti sul piano militare e sono attualmente in questi anni traversati da una profonda crisi.
La vitalità economica dell'intera area del sudest asiatico si è fondata essenzialmente sulla riproduzione allargata del sistema dei subappalti e della forza lavoro a basso costo, scarsamente garantita, scarsamente protetta.
Ha osservato di recente un acuto economista di orientamento liberista, come Mario Deaglio: “l'economia globale assomiglia a una nave bellissima alla quale però nessuno si è preoccupato di dare un timone, un timone e neppure un timoniere”. Il procedere del processo di mondializzazione negli anni '90 avanza in un mondo radicalmente modificato rispetto a quello del mezzo secolo precedente.
Il tentativo di costruire un sistema politico democratico e pluralista si infranse, si dissolse nell'anarchia economica e nel crollo del tenore di vita dei cittadini.
Nella seconda metàdel 1989 si dissolsero i regimi e i partiti comunisti dell'Europa orientale senza che si verificasse alcuna resistenza dei sistemi di potere che avevano dominato per oltre 40 anni la Polonia, la Cecoslovacchia, l'Ungheria, la Bulgaria, la Germania orientale. Soltanto il sistema autocratico di Ceaușescu, in Romania, tentò senza successo una breve reazione. Il regime comunista scomparve anche nei due stati balcanici che non erano stati satelliti dell'Unione Sovietica, la Jugoslavia e l'Albania. La Repubblica Democratica Tedesca fu rapidamente assorbita dalla Germania Federale e si compì, nell'impotenza di una Unione Sovietica agli sgoccioli, la riunificazione della Germania che riprendeva il suo status di grande potenza al centro dell'Europa.
Nel 1991 l'Unione Sovietica si disintegrò. Restavano in piedi la Russia del presidente El'cin e gli altri stati ormai autonomi e indipendenti. Il crollo dell'Unione Sovietica comportava la fine del socialismo reale avviato con la rivoluzione bolsevica del 1917. Restavano da risolvere i drammatici problemi della riorganizzazione di un ordinamento economico e sociale, oltre che politico e istituzionale, secondo orientamenti che affermavano dappertutto la centralità del mercato e della democrazia, ma dovevano fare i conti con realtà territoriali e umane che di questi meccanismi di funzionamento, dell'economia e della politica, non avevano alcuna esperienza.
Le speranze dei primi anni '90 nella costruzione di un nuovo ordine mondiale pacifico, si sono infrante di fronte alle guerre che hanno insanguinato la Jugoslavia, dissolta nel riemergere dei più violenti conflitti etnici di puro stampo razzistico e hanno acceso nuove guerre nel tormentato Medio Oriente.
La liberalizzazione del movimento dei capitali nella direzione della mondializzazione globale, ha prodotto nell'ultimo ventennio una radicale ristrutturazione delle forme e delle relazioni del modo di produzione capitalistico anche nella vecchia Europa. La crisi della produzione industriale nelle sue tradizionali forme materiali, ha provocato la fortissima riduzione del mercato del lavoro e quindi dei consumi, innescando una grave spirale recessiva che rischia di colpire anche i paesi avanzati.
Il '900 si sta concludendo tra nubi fosche sul piano dei rapporti tra popoli e stati. Sul terreno economico è maturato il superamento del sistema fordista, che ha fondato il grande sviluppo della società dei consumi di massa, prima negli Stati Uniti e nel secondo dopoguerra in Europa occidentale. E' andata in crisi anche la peculiare costruzione storica dello stato sociale in Europa, sia per la riduzione delle risorse disponibili, sia per la distorsione e lo spreco in certi casi, delle risorse indirizzate verso tale obiettivo.
Questo secolo di trasformazioni radicali e di benessere materiale largamente propagato, si chiude tra terribili forme di violenza diffusa e nella difficoltà di intravedere le prospettive di sviluppo che coronavano l'attesa del XX secolo.
La carta che vedete adesso sulla distribuzione della ricchezza, realizzata in base al prodotto nazionale lordo del 1993, è particolarmente eloquente della persistente frattura tra le aree circoscritte della ricchezza, rappresentate con i colori più scuri e quelle molto più ampie della povertà e della semi-povertà.
Altrettanto indicativo è il grafico che vediamo di seguito, da cui risulta, confrontando i prodotti nazionali lordi pro-capite dei vari paesi, come il 20% più ricco della popolazione mondiale possieda oltre l'82% del prodotto nazionale lordo globale, mentre il 20% più povero possiede soltanto l'1,40%.
Quindi la contraddizione più pesante è tra la crescita delle risorse e la sperequazione nella loro ripartizione tra un'esigua élite di privilegiati e masse enormi di esclusi che premono da tutte le parti per garantirsi almeno la sopravvivenza.
Vediamo adesso di ricapitolare i punti principali di questa lezione:
![]() |
Cartina geografica della divisione del mondo fra NATO (il Patto Atlantico) e i paesi aderenti al Patto di Varsavia, dal 1949 al 1989. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
![]() |
Cartina geografica politica del 2012 del mondo, con le bandiere delle nazioni sovrane. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |
![]() |
Cartina geografica fisica del mondo. Clicca sull'immagine per ingrandirla. |

Per "Economia Politica 7° - Nel mondo dal 2013 al 2015" clicca QUI
Per "Economia Politica 5° - In Italia dal 1960 al 1990" clicca QUI
Per "Economia Politica 4° - Nel mondo occidentale dal 1973 al 1990" clicca QUI
Per "Economia Politica 3° - Nel mondo occidentale dal 1950 al 1973" clicca QUI
Per "Economia Politica 2° - Nel mondo occidentale dal 1940 al 1950" clicca QUI
Per "1992: Il meccanismo politico-economico che ha causato la formazione di questa UE con la conseguente
perdita della sovranità italiana" clicca QUI
Per "Toro e Orso in borsa" clicca QUI
Per "Le origini del nostro ordinamento economico: il governo dei ladri" clicca QUI
Per "La rivoluzione d'Islanda" clicca QUI
Per "Massoneria: storia, usi e costumi" clicca QUI
Per "Nell'ambito geopolitico, il processo italiano di svilimento della Costituzione e perdita della sovranità nazionale
a favore dell'Ue a guida franco-tedesca" clicca QUI
Per i post "Il pensiero nell'Italia contemporanea" clicca QUI
Per i post "Il pensiero nel mondo contemporaneo" clicca QUI
Per i post "La politica nell'Italia contemporanea" clicca QUI
Per i post "Storia dell'Europa" clicca QUI
Per i post "Astrologia evolutiva, progressiva, oroscopo, numerologia" clicca QUI
Per "Il Feg-Shui: Scuole della Bussola e del Ba Gua" clicca QUI
Per "I Chakra o Centri energetici fisici: dove sono e come si possono rilevare" clicca QUI
Per "Il Cattura-sogni" clicca QUI
Per "Ruota di Medicina dei Nativi Americani" clicca QUI
Per i post "Aforismi, Foto e Frasi dei Nativi Nord Americani (gl'Indiani d'America)" clicca QUI
Per i post "Cultura degli antichi Celti" clicca QUI
Per "Celti: storia e cultura" clicca QUI
Per "Breve storia del Cristianesimo, da setta giudaica minore al primato nella Roma imperiale:
Per i post "Cultura degli antichi Romani" clicca QUI
Per i post "Politica nell'antica Roma" clicca QUI
Per i post "Cultura degli antichi Greci" clicca QUI
Per "Elenco degli storici antichi dell'Occidente" clicca QUI
Per i post "Cultura degli antichi Ebrei" clicca QUI
Per "Ebraismo: origini, storia e cultura" clicca QUI
Per "Liguri: storia e cultura" clicca QUI
Nessun commento:
Posta un commento